Lord Madness: “Internet ha un po’ ammazzato l’attitudine. Utile per il rap ma non per l’hip hop.”

lordmadness

Lord Madness è sicuramente uno dei rapper più seguiti nella scena underground. L’artista romano è noto alla scena rap nazionale fin dai tempi della crew Gli Inquilini, vanta collaborazioni con grandi nomi sia a livello nazionale che internazionale, oltre ad essere parte della crew CARATI, di fatto l’underground posse attualmente più seguita in Italia.
Ed è sicuramente una delle rivelazioni dell’etichetta sambenedettese Glory Hole Records, che è stata soggetta ad un notevole accrescimento del numero di artisti grazie all’entrata in essa di rapper anche distanti da Marche ed Abruzzo. Ho avuto l’occasione di intervistarlo il 12 agosto in trasferta a Formia, in provincia di Latina, per parlare dell’entrata nell’etichetta, del prossimo album e non solo. Buona lettura!

Parliamo della tua entrata nella Glory Hole Records, com’è nata l’idea di entrare a far parte di quest’etichetta sambenedettese?
È stata una cosa abbastanza naturale girando già da tempo con Kenzie, Claver e Brain; poi in una serata a Perugia ho conosciuto il Gaz a.k.a. Er Capoccia della Glory Hole, e da lì è nata questa affiliazione, che si deve ancora tramutare in un’uscita ufficiale.

La tua entrata nella sopraccitata label, così come quella di Don Diegoh e Ice One, o la precedente entrata di Brain hanno portato ad un notevole accrescimento della scena marchigiana, qual’è il tuo parere a riguardo?
Il mio parere è megapositivo visto che ci sono artisti che rispetto tanto, e con cui suono anche tanto…mi sento un po’ marchigiano anch’io!
Tra l’altro, tra le collaborazioni con artisti marchigiani ricordiamo anche quella con Dj Apoc, di Pesaro, che ti ha portato a rappare con i Killarmy…
Apoc lo conosco dai tempi di Spitty Cash. Non ci stava ad essere ricordato come un fenomeno trash ed è diventato un grande beatmaker, non so se la passione gli è venuta improvvisamente ma è diventato un gran producer, il pezzo che abbiamo realizzato con i Killarmy poi è andato molto bene, e sembra sia andato bene anche il disco suo in generale.
Quella con i Killarmy non è neanche l’unica collaborazione con artisti d’oltreoceano, abbiamo anche quella con Ruste Juxx, che è tra l’altro il protetto di Sean Price, artista che purtroppo è venuto a mancare un po’ di giorni fa…Quanto credi che questa perdita condizionerà l’hip hop mondiale?
Beh, io sono cresciuto con gli Heltah Skeltah e Boot Camp… Come si dice a Roma questa è stata davvero una bella botta perché non era il classico rapper immischiato in faccende di strada, aveva anche una famiglia… avevo pensato ad uno scherzo ma poi sono andato su siti quotati e ho scoperto che era proprio così
Cambiando discorso…che fine ha fatto la crew CARATI?
Meglio che la chiudiamo qua la cosa, ci sono delle persone che leggono che non vogliono che io risponda -ride-.

Rimanendo comunque in tema Carati, ricordiamo che quando suonaste a Spinetoli, Egreen parlò di Carati come un progetto sorto per dare consapevolezza dei cambiamenti che internet ha portato all’hip hop, sostenendo che ora grazie al web gli artisti non siano più condizionati dall’appartenenza geografica, e chi spacca ha la possibilità di farsi sentire…Sei d’accordo?
Diciamo che riguardo il web esite una parte positiva come esiste una parte negativa. Ho l’impressione che vengano maggiormente gli aspetti negativi, perché vedo che comunque il sud rimane in disparte, e tutti i rapper vanno a Milano; mi sembra che dal Po in giù ci sia ancora qualche problemino, perciò internet lo prendo abbastanza con le pinze, tra l’altro sono cresciuto in un periodo in cui non c’era una grande presenza del web nell’hip hop. Purtroppo poi con internet a volte accade che l’immagine prenda il sopravvento sulla musica, e capita spesso che gli artisti abbiano un pubblico talmente idiota da giudicarli per la loro immagine e non per la loro bravura. Diciamo che è stata un po’ ammazzata l’attitudine…il web è servito molto al rap ma non serve per un cazzo all’hip hop.

A proposito di quest’ultima affermazione, sei sicuro che ad uccidere l’attitudine sia stato il web, e non all’interesse verso il genere da parte delle case discografiche?
È una cosa un po’ concatenata, perché se vai negli studi delle sedi principali delle major, trovi gli addetti a ricercare artisti su internet, incollati al computer. Io non sono né contro internet, né contro le major, piuttosto sono contro il marcio che puoi trovare dentro questi elementi.

E le marionette che firmano un contratto col cazzo del discografico in mezzo alle chiappe?
Quella frase è riferita ad un certo target…oramai vedo rapper molto giovani che a quattordici anni hanno già pubblicato il primo album e il primo video, e magari non hanno mai fatto un live. Credo che suonare per evoluzione e miglioramento artistico, e spesso lo step dei live viene completamente saltato. Poi in studio può diventare un mostro anche il peggior scrauso, tra i mille effetti e le mille doppie ecc…

Ripercorrendo la tua carriera dagli Inquilini in poi, sono sicuramente passati tanti anni…credi che in tutto questo tempo l’hip hop sia cambiato?
Guarda, ti do una risposta che forse non ti aspetti, per me non è cambiato l’hip hop, è cambiato il rap, io cerco sempre di distinguere le due cose. Molte cose che sento sono rap ma manca l’attitudine hip hop. Poi io non sono né Chuck D, né Kool Herc per dire questo, parlo in base ai miei gusti e le mie impressioni. E’ naturale che le cose cambino, ora per esempio ci sono la trap e l’elettronica, ma forse è anche questo il bello dell’hip hop, che ha sempre influenzato ed è sempre stato influenzato dagli altri generi. Il rap poi a livello di mezzi è anche un genere povero, chi non ha un computer o una telecamera di merda per fare un video? Chi non ha una penna e una qualsiasi base da scaricare? Quindi penso che fare rap possa essere facile, mentre fare hip hop, o meglio farlo bene, è più difficile.

Domanda di rito…hai dei consigli riguardo le ultime uscite, sia in ambito di rap italiano che americano?
Ultiamamente sto ascoltando delle robe di Meek Mill, che trappeggia allegramente ma spacca, ora poi c’è anche la grande faida con Drake e AR-Ab, io seguo molto anche il rap di adesso. Risulterò banale ma consiglio un sano Kendrick Lamar, che credo abbia fatto davvero un gran disco per la comunità black, sperimentale per essere mainstream, lo considererei quasi in stile Slam Poetry…poi consiglio sempre un sano Redman, che non sbaglia mai!
E per il rap italiano?
Per il rap italiano vi consiglio Brain, che sta lavorando al nuovo disco…poi sono meno preparato sul rap italiano, anche perché non vorrei spingere sempre gli amichetti miei…infine vi faccio il nome di Primo Brown, che quando uscirà con qualcosa di nuovo sarà sicuramente figo e potente.

Parlando del futuro, a proposito dell’uscita dell’abum Il grande addio, a che punto siamo?
Sto lavorando al nuovo disco. Per ora ho il disco in chiavetta, e a inizi settembre andrò a sbt negli studi della Glory Hole e registrerò. Poi i tempi dell’uscita dipenderanno da quanto impiegherò, dall’etichetta e dai tempi di mixaggio e master; se tutto va bene per fine anno/inizio anno prossimo dovrebbe essere fuori.

Prossime date?
Suonerò il 27 agosto a Lecce, poi il 12 settembre sarò in Svizzera (Rovio) al Jamara festival con turi e kmaiuscola, il 19 settembre suonerò invece a Milano con Brain. Sto chiudendo una data in Calabria e sono contento, perché vedo che al sud c’è un sacco di gnocca, io ci metto il rap e vediamo di far incontrare la gnocca col rap -ride-.

Precedente Claver Gold, Melograno in arrivo Successivo Black Lab, inaugurazione nuova stagione a Macerata